I misteri di Moltrasio

Il Lago di Como, un po’ come tutti i laghi famosi, è una terra ricca di leggende e segreti che affascinano i visitatori di tutto il mondo.

Dal “Lariosauro” (cugino del Mostro di Loch Ness) alle ville infestate, dalle leggende antiche al mistero dell’oro di Mussolini, ci sono decine di storie, più o meno reali, che avvolgono la regione in un fitto alone di mistero.

Oggi, però, ci occupiamo di enigmi e leggende che riguardano proprio il paese di Moltrasio, fra cronaca nera, complotti storici e segreti naturali.

La bella “Ghita”

Stando alla leggenda, risalente alla metà dell’800, la “Ghita” (diminutivo di Margherita) era una bella ragazza di Moltrasio, che un giorno si recò a Cernobbio per visitare dei parenti e gustare una buona cena a base di polenta.

Sulla via del ritorno, a tarda notte e tutta sola, incontrò un uomo. Inizialmente scambiato per il fidanzato Tonio, si rivelò essere un malintenzionato di nome Tita, forse un contrabbandiere svizzero, che cercò di catturarla.

Presa dal panico, la giovane si gettò in un burrone, pregando la Madonna di salvarla; si trascinò dietro anche il suo inseguitore, che cadde nel dirupo annegando nelle oscure acque del lago. Ghita, invece, riuscì a salvarsi, rimanendo impigliata fra i rovi con i suoi vestiti.

Da allora, dice la leggenda, quando il tempo è burrascoso apparirebbe un fuoco proprio nel punto dove il contrabbandiere era caduto; forse il suo spirito dannato in eterna pena?

Ma non sarebbe finita qui: nel 1946 la sensitiva Madama Santuzza ebbe una visione del fantasma della Ghita, apparso in dicembre sotto forma di un “lenzuolo ondeggiante, diafano e fosforescente”. L’apparizione, si dice, fu documentata dal “Corriere Comasco” con tanto di fotografie… inquietante, non è vero?

Ancora oggi, lo sbarco di Via Bellini (vicino a Villa Fisogni, di fianco alla dimora Belgiojoso) è chiamato proprio approdo “della Bella Ghita”.

1910: il delitto del baule

Decisamente meno suggestiva e più drammatica è la tragica vicenda del “delitto del baule”, un terribile fatto di cronaca nera avvenuto nel 1910.

Il 9 giugno di quell’anno un gruppo di pescatori rinvenne a Moltrasio uno strano baule, che affiorava sulle sponde del lago. Presi dalla curiosità, decisero di aprirlo, non immaginando di trovarsi di fronte ad un macabro spettacolo.

La cassa conteneva infatti il corpo di Mary Scott, attrice americana da poco sposatasi con il 21enne Porter Charlton, con il quale stava trascorrendo una vacanza sul Lago di Como.

I giornali, che inizialmente pensarono all’omicidio di una grande celebrità internazionale (ma la Scott non era poi tanto famosa!), ricostruirono la turbolenta vita della donna, che aveva alle spalle un divorzio e diverse relazioni amorose finite in maniera conflittuale, anche a causa del carattere difficile dell’attrice. Il nuovo marito, di 16 anni più giovane, pareva davvero innamorato, al punto da falsificare la propria data di nascita per “mascherare” la differenza d’età.

Dopo una traversata oceanica, i due piccioncini avevano preso alloggio in un’appartata villetta a Moltrasio, dove avevano condotto una vita ritirata fino al tragico ritrovamento. Anche Porter sembrava scomparso, e inizialmente gli inquirenti temettero il peggio, ipotizzando un duplice omicidio. I sospetti caddero su Konstantin Ispolatov, un bizzarro intellettuale russo in pensione che aveva conosciuto la coppia e che faceva loro da interprete, ma l’uomo fu scagionato.

La verità si rivelò più semplice ed amara: Porter fu rintracciato negli Stati Uniti, sbarcato da un piroscafo, e confessò l’omicidio di sua moglie. Nel 1913 fu estradato in Italia, ma la sua condanna fu lieve, venendogli riconosciuta l’infermità mentale, e tornò in America già nel 1915.

I segreti di Mussolini e Churchill

Anche la Storia, quella con la “S” maiuscola, ha i suoi segreti, e Moltrasio sembra essere diventata il fulcro di una serie di complotti e congiure sul finire della Seconda Guerra Mondiale.

Il 27 aprile 1945, com’è noto, l’ex dittatore Benito Mussolini fu catturato a Dongo dai partigiani italiani, e fucilato nelle vicinanze il giorno successivo. Non tutti però erano favorevoli all’esecuzione del Duce, e vi era chi progettava di consegnarlo agli anglo-americani; ed ecco che entrò in gioco Moltrasio.

Esistono innumerevoli versioni, spesso contrastanti, di ciò che accadde in quei giorni. Secondo una teoria abbastanza diffusa nella zona, Mussolini avrebbe dovuto essere portato a Moltrasio, per poi essere trasferito in un luogo sicuro e consegnato agli Alleati. Altri dicono, invece, che la destinazione fosse Brunate, sede di un quartier generale comunista.

Quale che fosse l’obiettivo, alcuni sono convinti il convoglio di Mussolini passò effettivamente per Moltrasio, la notte fra il 27 e il 28 aprile, ma la missione non ebbe successo… il Duce venne così riportato a Dongo, dove più tardi avrebbe incontrato la morte.

Il dittatore italiano non fu l’unico dei protagonisti della guerra a passare da Moltrasio. Qualche mese più tardi, nel settembre 1945 (pochi mesi dopo la fine del conflitto) fu Winston Churchill a recarsi in paese, ufficialmente per una vacanza di tre settimane dedicata alla pittura, il suo hobby prediletto.

Furono in molti, però, a ritenere improbabile che il premier inglese (da poco sconfitto alle elezioni) si recasse in vacanza in Italia, proprio nella zona dove, poche settimane prima, Mussolini aveva cercato invano la fuga. Tantopiù che il suo viaggio era pagato dalla Corona britannica.

Secondo alcuni studiosi, il soggiorno di Churchill aveva lo scopo di ritrovare (e distruggere) i compromettenti carteggi tra l’ex Primo Ministro e il Duce, risalenti agli anni ’30, che avrebbero messo sir Winston e il governo di Sua Maestà in cattiva luce. Non è dato sapere con certezza, tuttavia, se la sua missione ebbe successo…

Truffatrice o spia? Il delitto Macciacchini

Si torna nella cronaca nera per la misteriosa storia di Eva Macciacchini, una oscura vicenda che sfocia nello spionaggio (o forse no).

Tutto ebbe inizio la notte del 18 gennaio 1947; Milano era paralizzata dalla neve, automobili e tranvai bloccati dalle avverse condizioni meteo.

Un operaio di ritorno a casa rinvenne con orrore il corpo seminudo di una donna, abbandonato in un vicolo; il colpevole aveva cercato di rendere la sua vittima irriconoscibile, utilizzando della benzina. Dopo una settimana, gli inquirenti riuscirono ad identificarla: era Eva Macciacchini, 52enne di Varese, ben nota alle forze dell’ordine.

La donna aveva avuto una vita a dir poco avventurosa, grazie alla sua carriera di abile truffatrice. Circolavano strane voci, c’era chi fantasticava sui suoi viaggi all’estero, e chi diceva che fosse stata una spia fascista.

Ma cosa c’entra tutto questo con Moltrasio? Beh, in una delle sue ultime avventure, la Macciacchini si era fatta assumere come domestica dalla baronessa Ruby Nalder von Saderhelm, che abitativa a Villa Passalacqua, proprio a Moltrasio. La truffatrice, che disse di chiamarsi Maria Pozzi, riuscì a conquistarsi la fiducia della nobildonna, allo scopo di derubarla. Il 14 ottobre 1946 aveva infatti guidato nella villa una banda di malviventi, che riuscì a fare un ricco bottino.

Scomparsa dalla circolazione, la Macciacchini sarebbe riapparsa solo 3 mesi più tardi, senza vita, in un vicolo milanese. Il delitto, così come la rapina a Moltrasio, sarebbero rimasti irrisolti, facendo pensare ad un regolamento di conti all’interno della banda di ladri.

Dieci anni più tardi, tuttavia, lo “spaventoso, inspiegabile caso” della “avventuriera” ritornò a fare capolino sulle pagine di cronaca del “Corriere della Sera”. Esistevano infatti delle teorie alternative alla rapina, che tiravano in ballo – ancora una volta – i carteggi di Mussolini, questa volta con il generale Rommel. Secondo questa versione, ripresa nel 1957, la Macciacchini sarebbe stata in realtà implicata in un intrigo per entrare in possesso delle preziose lettere, che la donna avrebbe voluto come “moneta di scambio” per ottenere denaro e favori.

Le nuove rivelazioni dei testimoni, tuttavia, non permisero di fare luce sulla vicenda, che rimane tutt’ora irrisolta.

La grotta dimenticata

Non tutti i misteri riguardano le vicende umane; ve ne sono alcuni – forse i più belli – incentrati sui segreti della natura. Pochi lo sanno, ma a Moltrasio esiste infatti una grotta che è stata dimenticata per decenni.

Nel 2021 il Gruppo Arditi Esploratori Moltrasino, guidato da Emiliano Aquilini, ha finalmente dimostrato che la “grotta della Purina”, di cui si mormorava nelle leggende locali, esisteva davvero!

Sfruttando gli archivi storici di speleologia, un’antica mappa e un sano spirito di avventura, il gruppo di moderni esploratori è riuscito ad individuarne lo strettissimo ingresso, che porta poi ad un largo e suggestivo anfratto che si sviluppa su 52 metri totali.

Il gruppo punta a farne un’attrazione turistica, alla quale si possa accedere in tutta sicurezza.

Marco Mocchetti